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SAN SERAFINO

La chiesa di San Raffaele Arcangelo sorge sulle pendici verdeggianti dell'altopiano di Perda 'e pranu, che spicca in un'ansa del bellissimo lago Omodeo  poco distante dalla vecchia diga di Santa Chiara.

Il santuario e il novenario di san Serafino furono impiantati su una chiesa bizantina del VII secolo, a sua volta sorta probabilmente su vestigia romane, di cui sono testimoni ceramiche di epoca tardo-imperiale rinvenute durante i lavori di restauro del santuario (1950). Alla costruzione bizantina venne sovrapposta un'altra, fatta erigere nel periodo giudicale da Mariano IV di Arborea, tra il 1352 ed il 1376, con pianta rettangolare, abside semicircolare e copertura a capriate lignee, su archi disposti trasversalmente, secondo una tecnica diffusa dagli aragonesi. 

Conservò il suo aspetto medioevale fino al 1884 quando furono aggiunte due cappelle laterali, così da assumere l'attuale struttura cruciforme. L'unico ambiente rettangolare è ricoperto con tetto ligneo su capriate e si chiude con un'abside semicircolare. Rimangono le decorazioni esterne: sulla porta trecentesca del prospetto, si puo notare una luce a forma di croce e una formella con l'Agnus Dei, mentre nella fiancata meridionale è conservata una porta ad arco acuto, sopra la quale è scolpito un albero sradicato, forse il più antico stemma del giudicato d'Arborea. Sull'architrave è rappresentato un san Serafino assieme a ecclesiastici e personaggi di alto rango tra i quali probabilmente il giudice Mariano IV e dietro di lui la moglie Timbora de Roccabertì, riconoscibili entrambi per il loro abbigliamento regale.

 Al Seicento risale il pulpito di cui oggi rimane una bella colonna in trachite, con in rilievo visi angelici e la 'mostra' della vite, motivi tipici dell'arte minore sarda.

Attorno alla chiesa ci sono sos muristenes, 'casette' per accogliere fedeli e forestieri, sorte a partire dal 1600: il novenario di san Serafino ne conta 103, abitate e molto frequentate in occasione dei nove giorni di celebrazioni in suo onore. Il santuario è ricco di riferimenti sociali e culturali, esprime il senso profondo di una comunità, trattenendo echi e suggestioni secolari. 


fonti: www.sardegnaturismo.it e www.comune.ghilarza.or.it